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L'Officina dei Sogni - Fano |
E' un'estate
strana, di temporali improvvisi ed un vento che spinge costante da nord.
I sampietrini
scaldano la sera sollevando il calore umido del giorno. All'angolo di via
Speranza a Fano, c'è un lumino a terra, che se non sapessi che pochi passi più
in là c'è l'Officina dei Sogni di Alessandra Pignocchi dove Veronica Chessa
espone le sue ultime opere e appartenessi alla tribù di quelli dell'aperitivo,
tirerei dritto verso uno stereo acceso in strada, tra tavolini zeppi di gente,
bimbi, amiche sole, bicchieri e cani al guinzaglio. Dalle finestre aperte del locale esce una musica senza riguardo, alta nel volume per stordire e far urlare quel tanto per tenere alto il numero di giri di bicchieri ed il
conto del barista e più vuote le tasche e le teste con tutte le parole che vengono urlate fuori. Fino a poco tempo fa al posto della vineria, non
dissimile dalle altre numerose in città, c’era una libreria per ragazzi. Da quelle
stanze entravano bimbi accompagnati e ne uscivano sempre con
qualcosa in mano, che fosse un libro, una storia raccontata o un sentimento di
buon accudimento. Ha chiuso e di quel lutto sempre troppo pochi elaborano che è una perdita a cui non ci si può assuefare, una perdita che ci rimpicciolisce vuoti via via che cresciamo.
Giro
l’angolo e la musica cambia, due donne stanno facendo una rivoluzione
affettuosa e culturale, chè la cultura senza affetto è come l’acqua senza un
contenitore, dispersa.
Alessandra
ha aperto un negozio e già questo le fa produrre una resistenza contro un
sistema che ci vorrebbe piegati e plagiati da una crisi voluta e manovrata
dall’alto, e per di più nel suo negozio, “L’Officina dei Sogni”, non si vende quasi nulla! Pochi oggetti qua e là, un paio di scarpe,
degli anelli, pochi abiti appesi in un armadio senza ante, un tavolo, una scala in vetrina, un sofà per star
comodi ed un separé foderato di stoffe diverse e ben accompagnate che divide lo
spazio, dell’unica stanza dall’alto soffitto, creandone uno più piccolo prima del
bagno.
Alessandra
crea sogni e li propone a chi con un matrimonio o una festa vuole invitarli
nella propria vita, ma dice che è molto difficile e non fatico a crederle. Tra
una consuetudine a far del proprio matrimonio un momento di tavolate infinite,
noiose e che nessuno poi apprezza davvero, e la difficoltà ad aprirsi a nuovi modi di stare insieme, i suoi sogni
rischiano di rimanere tra gli arnesi e gli strumenti della sua Officina ma
l’aria che respiro è di una fucina in cui ad ardere sono le capacità e le
aspirazioni di una donna mossa dal fuoco della ricerca. Sono impressioni del
momento le mie, non conosco Alessandra per poter affermare con il margine più certo della
conoscenza quelle che sono poco più che sensazioni, ma non ho mai incontrato un
luogo che mentisse pur se mascherato da qualche maldestra azione umana. E
questo negozio è innanzitutto un luogo e Alessandra credo lo sappia per come
l’ha lasciato libero, se stesso e per nulla soffocato da cose. L'Officina parla per lei.
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I Pupetti |
Appesi i
“Pupetti” di Veronica Chessa. Minuscoli disegni di bimbi e bimbe in bianco e nero, con
accenni di colore su qualche dettaglio: le gote tonde di rosa appena; le quattro
fragole che adornano i calzini di una bimba e ancora delle foglioline verdi tinte di tenerezza. Non fanno nulla di che i Pupetti, non sono intenti in giochi e non stanno in compagnia. Soli con il loro stare e forse pensare. Cose così, da nulla e tuttavia di
una forza evocativa e sognante. Non è forse nella delicatezza, nelle
cose tanto semplici da esser quasi nulla, che si racchiude la natura stessa delle cose? Tanto semplice ed evidente, eppure costantemente soffocata dagli artefici del
nostro vivere.
In un angolo di strada, prendi due donne intente nel loro vivere e lavorare, per nulla arrese e rese audaci dalle loro qualità, state certi che la crisi non le calpesterà, come invece la troverete sulla via principale, ben servita e bevuta ai tavolini della vineria.
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