venerdì 7 ottobre 2016

Si chiude qui



L'avventura civico47 si chiude qui, lasciandone comunque visione e traccia per il tempo che il virtuale dissolverà, secondo il suo funzionamento.
civico47 è stato l' inizio di un qualcosa che per rimanere vivo doveva continuamente trasformarsi. Ed è da questa trasformazione che lascio questo blog, con questo ultimo scritto, per aprire una nuova e diversa comunicazione.
La casa dei sensi e delle visioni che è stata abitata con profondo smarrimento affinché la ricerca rimanesse vitalissima, oggi chiude l'uscio, lasciando dietro di sé un fuoco acceso, perché nessun viandante che passi di qui trovi il gelo.
Francesca Perlini e civico47



Qui riprende la narrazione: 
https://francescaperlini.wordpress.com/

sabato 17 settembre 2016

Trascende ogni mio controllo



© francescaperlini


Trascende ogni mio controllo 
(cit. da Le relazioni pericolose)

Fotografia tratta dal lavoro "che leva il male in acqua"


sabato 13 agosto 2016

Siamo Uno fatto due



© francescaperlini

"Siamo Uno fatto due" 
da Dire casa (Arcipelago Itaca Edizioni, 2015)

Immagine tratta dal lavoro "Stati del bianco e derivati"



venerdì 5 agosto 2016

Di luoghi, un fragile cadere


Video del 2013, quando far visita ai luoghi era il gesto con cui tenerli in vita agli uomini, ché i luoghi persistono a prescindere.
Scarsi i mezzi per le riprese ed il montaggio, come scarsa l'attenzione degli uomini ai luoghi. Luoghi che attendono senza tempo, con la loro fissa dimora, fino a trascendere l'attesa in una panchina senza schienale, un'aiuola sfiorita e la chiave sulla porta di casa, una ciotola per i gatti in strada e un rubinetto che sgocciola.







giovedì 21 luglio 2016

domenica 3 luglio 2016

Due solitudini







Diventerai, cosa? 
Attesa, svelamento, pensiero in fumo, custodia, nutrimento, conca d'oro?
In questo bianco che acceca la dispersione forse non è che presagio dell'amare, che per essere è senza confini come il bianco "che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda".


(virgolettato cit. Rainer Maria Rilke)


domenica 15 maggio 2016

Il perturbante



Il perturbante


Che il tovagliolo bianco, di cotone spesso, imbavagliasse il futuro soffocandolo in un legar (lager) di denti - cresciuti persi ricresciuti ripersi e sostituiti di ceramica - e lingua e labbra, mi fu chiaro al secondo scatto fotografico, sezionando e traslocando fuori di me pezzi di bianco inconoscibili prima di questa ricerca dentro una luce accecante che sbiancava ogni sorta di confini mentali.
Ma che al principio e all'origine di questo stato ci fosse un'infinita promessa d'amore non potevo immaginarlo, chissà poi perché no. 

Prego sia il sogno, immaginandolo più nella forma dell'incubo, a frammentare ancora e ancora qualcosa che nella scrittura è indicibile ma che nella fotografia trova immagine e liberazione, scomposizione e possibilità.


lunedì 2 maggio 2016

Paesi, con gli anni resistenti al centro






Aldo mi intonò come benvenuto sulla piazza il canto che scrisse al ritorno dalla seconda guerra. Era il suo ottantesimo compleanno.
Maria, una delle tre donne rimaste, mi mostrò i draghi di pelouche a guardia del suo pozzo e della finestra della cucina. Non sapeva quanti anni avesse.
Antonina mi disse che sedeva sulla stessa sedia di paglia da settantasei anni, impagliata dal nonno prima di emigrare in Belgio. Gli anni me li fece indovinare.
Paesi, con gli anni resistenti al centro. La periferia è nata morta.



martedì 19 aprile 2016

Il prima che manca è l'abominio del quorum mancante



Ph francescaperlini

Durante

Se il quorum si misurasse dall'incessante via vai ai seggi del mio paesello si fotograferebbe un'umanità anche di fretta magari "perché il ragù sul fuoco sennò si brucia" ma prima della pancia viene un'urgenza più grande, ancora appartenente ad un credere che in quel luogo ci si giochi una partita che vale ancora la pena giocare. Qualcosa di semplice, di rurale, di terra e di acque, nonché di sughi.








Post (con infantile ottimismo)

32% s'ha da rivalutare.
E' un pò come quando da piccini ci si contava per capire se il numero era sufficientemente grande o scarso per la buona riuscita o meno del nascondino. Essere il 32% di tutti i bimbi del vicolo significava poter giocare, e la conquista era già tutta lì, e divertirsi pure. 
Certo, a volte mancava il più simpatico ma poteva accadere che mancasse il più rogna di tutti. 
Un che di laica democrazia dopotutto.
Quindi oggi io con il 32% esco e ci gioco a nascondino. Mi guardo attorno e sono sufficientemente in buona compagnia.
Magari alle prossime politiche bisognerà vedere in che vicoli andrà a giocare questo corposo 32%, che se espressione di un corpo consapevole e compatto potrà fare davvero una bella differenza.




sabato 2 aprile 2016

Chiuderanno ali bianche






chiuderanno ali bianche,
dentro il battito della gonna nata attenta.
solleveranno in voli
ciò che nel suono cade 
come un'eco il cuore.

da Dire casa (Arcipelago Itaca Edizioni, 2015)


mercoledì 24 febbraio 2016

Walking along


Cucire uno strascico lungo una città, nonché percorso duplice: verso il Sì! e a ritroso come Pollicino verso il principio dell'amore. Due nomi, un incontro, una rivoluzione come solo amarsi può deflagrare.
Fausto ed Elvin chiedono il riconoscimento della loro unione. E' il 2014. La sera prima vengo a sapere che l'indomani, a Fano, avverrà la richiesta di riconoscimento dell'unione tra Fausto ed Elvin al sindaco di Fano. Nei giardini antistanti il Bastione Sangallo ci si dà appuntamento; musica, canti, ritrovo prima di partire in corteo verso la sede del municipio.

Una visione: bello sarebbe cucire uno strascico.

Man mano che informo gli organizzatori della proposta, il gesto va prendendo corpo e l'attenzione mi si posa su ago e filo. Riempio un borsone di pezze, strappi di stoffa, abiti mai più indossati e un ago e fili colorati. Dovremo essere tanti per costruire una lunghezza di punti fragili. E l'indomani siamo in tanti. Molti arrivano con il proprio scampolo, chi non ne ha si leva il foulard che ha addosso. 




L'altra sera a cena una coppia mi racconta di quale dolore ha attraversato quando il proprio figlio adolescente ha manifestato il suo orientamento affettivo e sessuale verso il proprio sesso. Gente aperta, oltre, per molti versi, eppure messa in crisi dal proprio entourage perché ritenuta responsabile (colpevole). Dolore come pressione colpevolizzante esterna, niente affatto per il manifestarsi del figlio. 
L'omosessualità è una problematica, per non dire ancora malattia, sembrano ribadire i personaggi che raccolgono le confessioni dei due genitori. 
Il ricordo va immediatamente al Bastione Sangallo, ai bimbi che giocano rincorrendosi sotto un sole di maggio. Amarsi non può essere una problematica, non può generare malattia. L'origine del male ha altre radici e torno alle mie, ad un amore malato dove il genere, maschio e femmina, non c'entrano nulla, c'entra l'immaturità, l'anaffettività, la trascuratezza, l'incapacità di ascolto e di sostegno.

Lo strascico si allunga. Una comunità nuova che si riconosce ad ogni punto cucito, punti forti abbastanza da tenere alla tensione del percorso fino al Sì!, fragili quel tanto per permettere quell'elasticità necessaria per rialzarsi quando la vita arriva come un calcio in culo che ti sbatte a terra.

Indosso un capo dello strascico a Fausto ed Elvin, il resto, tenuto in mano dai pervenuti che diventano testimoni consapevoli, viene sollevato da terra.
Si parte.




Lo strascico tiene.
Percorriamo la città, attraversiamo la resistenza della "famiglia naturale", s'incide il principio della trasformazione, si cammina cantando e il sole di maggio toglie le ombre del sacrilegio dell'amore tra affini.





Cos'è la nostra vita? Come giungiamo ad amare e ad essere amati da quell'individuo che non ci riporta nelle radici del male, ripetendo all'infinito lo schema? Quando e dove abbiamo detto No? Quando si è fatto strada in noi il coraggio di lasciare tutto questo? Quando abbiamo sentito di meritarci di essere amati?
Ora, ditemi voi, cosa c'entra trovare le risposte nei canoni religiosi, nel matrimonio tra un uomo e una donna o nella loro unione. Non è forse traslocare il punto in un ambito inadeguato? Non è forse una casa che non permette a nessuno di riconoscersi e di scegliere il proprio bene?
E il bene è il punto. Stare bene con se stessi e con gli altri.

Prima o poi arriviamo tutti lì.




Siamo arrivati in municipio.
Ora è una questione di creare una legge che contempli quel bene, che lo rispetti come questo sole di maggio.