domenica 25 agosto 2013

Abiti altrui






Dopo i canti, soli e corali, la festa continua a Fenigli.
Chi s'allontana quel tanto per trattare in disparte affari sottovoce, chi stretto, tra altri corpi, si stringe nel discorso. C'è chi saluta ad alta voce, seppur a stretta di mano il salutato, chi nell'accenno del capo invita a cenare accanto colei che ha in mano il piatto e gli occhi altrove. Il prato rabbuia, rischiarandosi al sorgere della luna poco più della sua metà. Son tutti qui i momenti e gli sguardi immaginati. Lungo le tavolate qualcuno si sfiora per indovinare cos'è scritto sulla faccia del vicino, a fianco vien da sè. Volutamente errando la presa nel punto del bicchiere, in mezzo, dove il tuo potrebbe essere il mio nel confine incerto di chi mi siede di fronte. 
Non è così nella vita? Quel confine da tracciare per conoscersi, dove il buio c'è sin dall'inizio, rischiarato ogni tanto dall'abitare gli abiti altrui e scopro che il segno che hai nel fianco è il fastidio dell'etichetta tagliata male nella cucitura.


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