domenica 11 gennaio 2015

Quando il corpo lascia lo spazio



di Nicola Magrin


E poi viene la fine. Eppure a starci a fianco non mi è parso fosse così. Degli ultimi giorni di mio padre ho un flusso interiore, come attraversare qualcosa che cambia registro, riferimenti, tensione, voltaggio. L'approssimarsi non ad una fine ma ad un cambiamento. Una tale vastità, ampiezza e consapevolezza che il corpo non riesce a contenere per comprendere. Il corpo lascia spazio ad altro. E' il miracolo, perchè è un miracolo poter avere tale miraggio concreto, che mio padre ha dato a me volendomi al suo fianco. In quei giorni parlava più del solito, con la libertà di non dover più tradurre nulla per essere compreso e sapeva che potevo capirlo. "Scrivi tutto quello che ti dico con parole tue". Alcune, tante, sono ancora impronunciabili perchè non posso non proteggere visioni che ha voluto dare proprio a me. Questo regalo è per me, dove dentro c'è la nostra relazione, privata e personale. Del testamento vivissimo che ho terminato di scrivere tre giorni prima del suo passaggio, "Gonne" è il principio della parola, del futuro invece, di quella vastità vissuta al suo fianco è ancora cosa tenuta stretta come la gioia morbidissima di mio padre per il cambiamento che stava vivendo. Le parole di Ermanno Olmi me lo ricordano nella carne viva di cui sono fatta, la stessa di mio padre.


sabato 10 gennaio 2015

Accordarsi ai luoghi - Cantarino



Cantarino - Sassoferrato (AN)
E' la sorpresa dell'inatteso, a volte, a farci precipitare, in felici casi, al contrario, a sollevarci in un luogo che vive sollevato anch'esso dal tempo in cui lo si visita. A precipitare è il nodo alla gola che mi stringe da giorni. Da quel passaggio, tornato tale, agli occhi entra la poca luce dei lampioni, come fosse cosa discreta in un luogo che veglia ancora il ritorno alla luce dei minatori, per cui Cantarino fu edificato. Trattiene, in un silenzio morbido, lo stupore il suo umore tra le case vuote e quelle lucine bianche intrecciate ai rami per una popolazione che si muove altrove come allora. Questo umore dice -sotto terra gli uomini/alle miniere quando erano vive./alla terra i morti. altrove/i sopravvissuti e gli emigrati. 

Cantarino - Sassoferrato (AN)


Cantarino qui vive nella larghezza della via centrale. Ampiezza geometrica. Balconata dei balli dove questa sera i miei amici, Marco e Roberta, danzano cantando a voce la loro musica. Questa musica di voci si accorpa nel mio corpo, in cui scendo a toccare terra, in un suolo che a strati profondi spinge a risalire, dove la luce è anche la mia direzione. Accordarsi ai luoghi è questa elasticità ai bordi personali, dove mescolarsi perdendo durezze, per lasciare spazio al resto delle cose e farsi penetrare da qualcosa che vuole narrare la sua storia. Fare visita ai luoghi come dono del proprio corpo attraverso cui sopravvivere entrambi.


Ballo in balconata - Cantarino di Sassoferrato (AN)



Gillo Pontecorvo nel 1956 raccolse Cantarino in "Pane e zolfo". 

Istruzioni per fare visita a Cantarino: avere negli occhi la visione del documentario e un'auspicabile caduta dei bordi.