domenica 6 novembre 2011

Con Don Aniello Manganiello a Osimo

Inseguivo Don Aniello da due anni, dalla prima volta che lo vidi, ma soprattutto ascoltai raccontare dalla televisione la sua esperienza di vita a Scampia.
Grazie ad una libraia, minuta e deliziosa, con una libreria a Osimo che è una favola vivente, ieri ho finalmente conosciuto Don Aniello e l'inseguimento s'è fatto incontro.


Don Aniello Manganiello (foto di Francesca Perlini)


A volte rifletto su quanto i luoghi siano importanti per far sì che un incontro sia buono. Penso alla geografia. Ai contorni, a quel che ci sta dentro, ai muri e alle facciate e a ciò che sta fuori, le vie e le piazze. Un confine che segna per sua stessa natura le periferie.
Salendo verso Osimo, il pensiero rimbalza tra il luogo e l'incontro con Don Aniello. Mi chiedo cosa li possa legare, e la risposta è lì, la più ovvia, la mia esperienza.
Prima di arrivare alla libreria Il Mercante di storie, nome che evoca, che apre, una scatola come uno scrigno di giochi segreti che vien solo voglia di starci dentro, passeggio per la cittadina. Stavolta non son sola, due amiche mi accompagnano. Solitamente è la dimensione solitaria e silenziosa che cerco, come una necessità per "essere luogo". 
La natura del viaggio che di un incontro umano si tratta, ha fatto sì che questa esperienza si sia aperta subito ad una condivisione, ad una compartecipazione.
Cammino per le vie, in un saliscendi continuo, con l'ansia del poco tempo a disposizione prima dell'incontro. Mi riprometto di tornare, con la luce del giorno a rischiarare questi angoli che la corsa appiattisce nell'ascolto. Io e Osimo ci ridiamo un appuntamento, una seconda possibilità.
Arrivo, arriviamo all'angolo di una piccola piazzetta adiacente a Corso Mazzini, la libreria è lì, le luci delle piccole finestre al primo piano sono accese, il richiamo si fa fanciullo nelle mie gambe e mi ritrovo a correre e a entrare di getto.
E' come nella mia immaginazione, piccolo, intimo, una narrazione continua, ogni bimbo e bimba di tutte le età son pensati qui. Mi sento a casa e son felice.
Stabilisco subito con Tiziana, la libraia, una simpatia, forse è empatia ma non so per cosa, e ripenso all'importanza dei luoghi rispetto agli incontri. 
Parliamo di progetti, di idee e vorrei che questa libreria fosse nel mio paese.
Salgo la piccola scalinata, al primo piano l'aria è di attesa, sta per accadere qualcosa d'importante.     
Don Aniello arriva e comprendo che con lui ogni luogo va bene per incontrarsi, il carisma, anche solo della sua faccia, lo crea immediatamente, perchè lo crea dentro, intimamente. 
Ci salutiamo come se ci conoscessimo da sempre, i confini ci sono ma le porte sono aperte, credo che sia la portata della sua esperienza a creare un'intimità che declina impegno civile e fratellanza.
Nel giro di pochi minuti la saletta si riempie e le parole, che chiamo unite perchè provengono dal laboratorio della vita, cominciano a muoversi dalla bocca di Don Aniello.
Mi son chiesta molte volte cosa renda un uomo o una donna esempi per altri uomini e donne, la domanda non ha mai risposte certe, l'apertura a rivisitazioni e ripensamenti non crea dogmi, seppur c'è un pericolo, la creazione del mito.
La forza dell'esperienza riporta i pericoli a zero, le intenzioni di un uomo si fanno terra sotto i suoi piedi e strada da percorrere, scelte da compiere e azioni che diventano fatti.
Colgo Don Aniello in questo e l'istituzione della chiesa, quella fatta invece di dogmi e potere che presta le sue mani a qualsiasi forma di sfruttamento e manipolazione, son due mondi tanto distanti quanto vicini.
La distanza è evidente, basti conoscere Don Aniello per saperlo, ma la vicinanza non è immediata da comprendere.
Mentre il racconto di Don Aniello continua, mi chiedo come possa rimanere dentro quell'istituzione ecclesiale (non tutta, ma una parte sufficente per "cacciarlo" dopo 16 anni di buon lavoro da Scampia) che ha combattuto contro di lui al pari della camorra. 
Ecco la vicinanza: Don Aniello la chiesa la cambia da dentro.
"Per amore di Scampia non tacerò", doveva essere il titolo del libro che stringo forte nelle mie mani, Don Aniello non tace, come non lo ha fatto Don Peppino Diana ("Per amore del mio popolo non tacerò" documento diffuso a Natale 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da Don Peppino Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe) non presta il silenzio, il corpo parla perchè è esperienza.
Dell'anima incarnata, una certa chiesa ne ha fatto scorporamento, scettro di potere dalla privazione del piacere, mentre ogni uomo sano e libero sa che un'anima senza un corpo non è nulla in questa vita, e pure Don Aniello lo sa, chiesa come corpo, processi educativi come anima.
"Solo la denuncia e l'educazione alla legalità non bastano. Ci vuole la qualità della vita" dice Don Aniello, e quella qualità è lavoro, legami, benessere e piacere. Senza corpo non è possibile, l'anima da sola non basta. 
L'incontro termina, Don Aniello torna a Napoli. S'è preso un anno sabbatico ed è tornato da dove una certa chiesa lo ha allontanato, "...intanto mi prendo un anno, poì chissà...", un uomo libero lo rimane sempre.
Ci salutiamo che è un arrivederci, per me una promessa verso me stessa a rimaner libera nel mio corpo.


                                                                                


Rizzoli ha deciso che "Gesù è più forte della camorra" fosse il titolo del libro di Don Aniello Manganiello con Andrea Manzi. Merita la lettura al di là delle scelte editoriali: http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/autore/manganiello_don_aniello.html

Intanto visitate il sito del Mercante di storie, poi andateci col corpo!  http://www.ilmercantedistorie.it



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