lunedì 22 agosto 2011

Qualcosa di buono




Sto leggendo i quotidiani.
Mi chiedo..."eppure ci deve essere qualcosa di buono e sano in questo paese..."
Non lo trovo sulla carta, ma in due metri quadrati di un'ambulanza con un autista esperto, un'infermiera preparatissima dalle mani che sanno fare con cura ed un medico di colore dall'italiano stentato che comprende al volo la situazione, medica ed umana, e sceglie la cosa giusta da fare.
Uno sguardo d'intesa con l'infermiera che mi dice bisbigliando guardando il medico con occhi di stima e credo qualcosa d'altro che somiglia a quel sentimento che dovrebbe condire ogni nostra relazione di ogni ordine e grado, l'amore, "è bravissimo, peccato la lingua, ma lo aiuto io".
Mentre il soccorso prosegue mi rendo conto che già in questa micro società ambulante, senza fissa dimora perché la richiesta d'aiuto non ha patria, le difficoltà personali vengon mostrate e aiutate. Ci si capisce bene nella lingua del sostegno, i limiti linguistici del medico son forza nella traduzione dell'infermiera, dove un miserabile stipendio non ripaga nemmeno del fatto di essere uomini e donne che lavorano.
L'apparente pausa dell'autista, che ha condotto il piccolo drappello soccorritore, diventa una, ma anche due parole buone a chi aspetta con ansia che direzione prenderà la situazione momentaneamente in sospeso "conosco quella scorciatoia tra via... e l'imbocco della statale per far prima".
Allora l'attesa si fa rassicurante. Perché quel senso d'impotenza che ci prende quando non sappiam che fare per aiutare il nostro caro che sta male all'improvviso, e neanche l'aver chiamato aiuto basta a far tacere lo sgomento, trova una cura negli ambulanti della salvezza.
Che poi non si sa chi ha più bisogno, se il malato o chi gli è legato. Tutti e due e questa squadra dell'aiuto lo sa e c'è per tutti.
In questi due metri quadrati d'Italia, mi ricordo che esiste un'umanità bella, aperta, impegnata e piena d'amore.
Grazie per un soccorso a tutto tondo.

Nessun commento:

Posta un commento