lunedì 9 novembre 2015

Tornano le rondini




(leggere ascoltando Silentium 
il tempo della musica è più lungo della durata del testo 
il testo continua in silenzio dopo il punto)

Amata. Inconoscibile fino al tuo accostarti. Toccare i bordi, tenuti slacciati per fuggire dagli urti, col piede destro già carico di corsa trattenuta, quella tensione che salva solo nel punto della fine delle cose. Liberazione e fuga, facce dello stesso desiderio di carne, numeri primi del camminare da sola.
Tornano le rondini in questo mese dove le foglie cadono, il legno si cicatrizza per essere inverno e i voli stanno nei pensieri di fronte al fuoco. L'ardere della lentezza.
Dirigevano a nord le intenzioni, nessuno sforzo, la corrente climatica di questi passi ormai indirizzati, quando


Come hai fatto a trovarmi?
Ho visto il solco.

Non ho lasciato tracce.
Ho annusato il vento.
L'odore. Ma io non ho odore.
Ho sentito un'assenza.
Perché l'hai seguita?
Era la prima volta.
Sei curioso.
Ho un radar.
E ora?
Vengo con te.
Vado verso il profondo.
Andiamo.
Riemergo raramente, solo per ricordarmi che in superficie è già tutto illuminato.
Sono pronto.
Entrare nel profondo non finisce mai.
Sono curioso, lo hai detto tu.
Il buio non è assenza di luce è la compressione dell'eternità.
Intuivo ci fosse un nesso tra amore e per sempre.
Come l'edera sui tronchi.
Come un mare dentro.
Sì, come un mare dentro.

Partiamo.

Dissero, molti anni dopo, che ci fu un anno in cui le rondini tornarono a novembre e le foglie s'intrattenevano ancora sui rami. Dal mare giunse un'aria, un fiato, specificarono alcuni, che spingeva ad entrare. 

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